«Certo, sarebbe più facile comprare l’orsacchiotto al supermercato per non doverne discutere», dice Morena B. «Ma non credo sia giusto. Voglio che i miei figli capiscano cosa significa acquistare in modo consapevole e non spendere soldi per cose che finiranno nel dimenticatoio dopo poco tempo.» Come preside di tre scuole, la 43enne ha le idee chiare sull’educazione finanziaria. «A mio parere, non è molto educativo ottenere sempre quello che si vuole.»
«Voglio che i miei figli capiscano cosa significa acquistare in modo consapevole e non spendere soldi per cose che finiranno nel dimenticatoio dopo poco tempo.»
Morena B.
Se si prevedono acquisti importanti o vengono espressi grandi desideri, la famiglia valuta insieme i pro e i contro e considera la possibilità di un finanziamento. «Ad esempio, nostro figlio voleva assolutamente una PlayStation 5», raccontano i genitori. Regalargliela e basta era fuori questione. Jacopo deve imparare a rinunciare a qualcosa di vecchio per qualcosa di nuovo e anche ad apprezzare il valore del lavoro. «Per realizzare il suo desiderio, ha venduto la sua console Nintendo e la sua vecchia bicicletta. Aiutava anche lo zio a smaltire le bottiglie ogni sabato mattina.» Ha svolto anche altri lavoretti e, alla fine, i soldi sono bastati per una Playstation di seconda mano. Per i genitori, due piccioni con una fava: Jacopo è felicissimo e l’acquisto è sostenibile. «E mi sono anche avanzati dei soldi!», dice allegramente il bambino di dieci anni.
Per guadagnare soldi, Jacopo svolge spesso qualche lavoretto.
All’inizio, però, Jacopo faticava a capire perché dovesse lavorare così tanto per la PlayStation. «Ero davvero arrabbiato con voi», ricorda il bambino e ride. Ora, però, capisce che al mondo niente è gratis. E, a dire il vero, la bicicletta e la vecchia console di gioco non gli servivano più. «A volte è ancora fastidioso non poter comprare quello che voglio», ammette senza giri di parole. «Ma comincio a capire perché i miei genitori pensano che sia importante che dobbiamo ‹soffrire› un po’ se vogliamo qualcosa.»
«YouTube e Instagram hanno lasciato il segno anche su Jacopo.»
Emanuele B.
Jacopo ha dovuto impegnarsi per esaudire il suo desiderio più grande, una PlayStation 5 (sinistra). Emanuele B. discute regolarmente di consumi e denaro con il figlio Jacopo.
Suo padre Emanuele lo chiama «fare sacrifici» e lo intende in senso positivo. Ci sono sempre situazioni che richiedono una discussione sul valore del denaro. «YouTube e Instagram hanno lasciato il segno anche su Jacopo», dice Emanuele B., che tra l’altro ha a che fare con i più giovani anche professionalmente. «Sui social media tutto sembra sempre così facile: vestiti firmati qui, auto costose là. Cerchiamo di spiegare a Jacopo che la vita quotidiana della maggior parte delle persone è molto diversa.»
«Sui social media tutto sembra sempre così facile: vestiti firmati qui, auto costose là. Cerchiamo di spiegare a Jacopo che la vita quotidiana della maggior parte delle persone è molto diversa.»
Emanuele B.
Sofia, la sorella minore di Jacopo, ha un carattere diverso dal fratello, almeno per ora. «Mi piace risparmiare», dice mostrando con orgoglio il suo salvadanaio che contiene più di 70 franchi. I soldi li ha guadagnati svolgendo le faccende domestiche o li ha ricevuti in dono, ad esempio dalla fatina dei denti o come regalo di compleanno dai nonni. «A volte mi viene voglia di comprare qualcosa, ma poi ci penso e mi rendo conto che in realtà non mi serve. E poi preferisco tenere i soldi da parte per qualcos’altro.» La madre versa regolarmente i suoi risparmi su un conto. «Forse ne avrò bisogno quando sarò grande.»
Sofia spende raramente e, quando lo fa, si comporta in modo molto consapevole. Come ad esempio questa maglietta che le strappa un sorriso ogni volta che l’indossa. Al momento, ha più di 70 franchi nel suo salvadanaio (sinistra). Per la famiglia B. i giocattoli economici sono fuori discussione. «Con i Lego potremo costruire qualcosa anche quando saremo grandi», dicono Jacopo e Sofia.
Ma quando compra qualcosa, ne è davvero felice. «Ho speso 12 franchi per questa maglietta qui. Me lo ricordo ogni volta che la metto!» L’acquisto è una cosa, la gestione di un «bene prezioso» è un’altra. «Dedichiamo molto tempo a spiegare ai nostri figli che devono prendersi cura delle loro cose», dice Morena B. Non crede nella semplice sostituzione degli oggetti rotti. «Non è il nostro modo di educare.» Ecco perché lei e suo marito si assicurano di acquistare giocattoli di alta qualità.
Lo stesso vale per l’abbigliamento. «Il tema dei consumi va di pari passo con la sostenibilità nella nostra vita familiare quotidiana», afferma Morena B. Lei compra poco, ma dà la priorità alla qualità. Ed è una grande sostenitrice dell’usato: «Si risparmia denaro e al tempo stesso si protegge l’ambiente. Cosa c’è di meglio?»
Cosa tenere e cosa dare via? Morena B. fa il cambio di stagione del suo guardaroba due volte l’anno, insieme ai suoi figli.
Cerca di trasmettere questi principi anche ai suoi figli. «All’inizio della stagione, mettiamo in ordine gli abiti del nostro guardaroba e decidiamo insieme cosa tenere e cosa eliminare, ma soprattutto a chi regalarli.» Solo allora si comprano vestiti nuovi. Anche i giocattoli vengono regalati o venduti quando non servono più. «Perché dovrei buttare via un bel libro?», chiede Sofia. «Allora avremmo speso soldi per niente.» Ha già abbracciato l’idea della sostenibilità.
«Perché dovrei buttare via un bel libro? Allora avremmo speso soldi per niente.»
Sofia B.
La famiglia dà la priorità alla sostenibilità anche in materia di alimentazione, mobilità ed energia. Prodotti alimentari locali invece di cibi pronti, auto ibride invece di auto a benzina, consumo attento di acqua ed elettricità: i bambini devono imparare fin da piccoli a vivere in modo ecologico. Se sprecano troppo cibo, fanno scorrere l’acqua inutilmente o lasciano le luci accese senza motivo, i genitori glielo fanno notare. Morena B. si dichiara convinta che ogni passo verso la sostenibilità, per quanto piccolo, sia utile. «Spesso non ci si rende conto di quanto la società dei consumi ci plasmi e di quanto questo influisca sulla nostra situazione finanziaria. Spetta a noi sensibilizzare i nostri figli su questa tematica.»
Ancora meglio dei giocattoli sostenibili per la famiglia B. sono i giochi all’aria aperta, come qui nel parco.
Devono imparare a gestire il denaro, compresa la paghetta, che i suoi figli non hanno ancora ricevuto. Ai suoi occhi, la paghetta non è un male, ma nemmeno un bene di per sé. «A mio parere, dovrebbe essere spesa con la stessa consapevolezza degli altri soldi», dice. Quindi non solo per dolci e giocattoli usa e getta. Soprattutto nell’odierna società del «tutto subito con un clic», l’educazione finanziaria è una parte importante dell’educazione in generale. «I giovani hanno bisogno di limiti significativi per poter maturare come cittadini responsabili e consapevoli.»
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